Sono un lettore profondo e multiforme, che ama le storie che scavano, non che sfiorano.
La mia libreria non è una lista: è un campo di battaglia emotivo, un giardino segreto, un osservatorio cosmico.
Amo la narrativa che lascia il segno, che si avvita su sé stessa, che accarezza e graffia — e poi mi getti con cuore e mente aperti nelle graphic novel, dove testo e immagine si fondono come alchimia. Lì cerco la poesia visiva, il disagio elegante, il silenzio che urla.
Seleziono con cura cosa leggere, ma non sei rigido: lascio spazio alla scoperta. Ho una bussola — p0, p1… — ma anche una scintilla di caos poetico.
Mi piace essere colpito, non solo intrattenuto.
Preferisco autori che non hanno paura di osare, che mettono in scena la fragilità umana,
ma anche il mistero dell’esistere — soprattutto se condito da un tratto grafico essenziale o da una scrittura che vibra.
I miei gusti abbracciano il fantastico, il surreale, il riflessivo, ma rifuggono la banalità e i meccanismi scontati.